Aristotele ha scritto un insieme di opere concernenti la logica, e sono, nel corretto ordine:
Le Categorie, De interpretazione, Analitici primi, Analitici secondi, Topici, Confutazioni sofistiche.
Solo tra il 40 e il 20 a.C., tre secoli dopo la sua morte, queste sei opere sono state raccolte in un sola – l’Organon – da Andronico di Rodi, undicesimo caposcuola del Perìpato (o Liceo: la scuola filosofica fondata appunto da Aristotele).
Della logica dei termini Aristotele se ne occupa nelle Categorie. “Termine” è una parola che nel contesto di una proposizione svolge la funzione di soggetto o predicato. I termini si distinguono in:
- Termini universali (categorie)
- Termini particolari (es. i nomi propri)
- Termini intermedi (soggetti o predicati)
Un termine è accidentale se indica una proprietà non costitutiva di un ente.
“Il tavolo è bianco”: qui la proprietà di “essere bianco” è accidentale, casuale, non è esclusiva della definizione di tavolo… Esistono anche tavoli di altri colori, con altre proprietà, così come tante altri oggetti che possono essere bianchi.
Il termine “tavolo” invece non è accidentale, bensì sostanza. Ciò che in senso grammaticale definiamo come soggetto – l’elemento che svolge o subisce un’azione e che può avere o non avere determinate proprietà – nella logica dei termini è la sostanza.
Col termine “categorie” – dette anche generi sommi – Aristotele intende le caratteristiche fondamentali (= proprietà/attributi/predicati) che ogni ente possiede. Ne elenca in tutto 10:
Ogni ente ha:
sostanza = l’ente stesso/la sua definizione/la sua essenza/ciò che lo fa essere esattamente quello che è
quantità = l’ente di cui stiamo parlando può essere uno (“quel tavolo”, “un uomo”) oppure di numero maggiore (“due libri”, “cinque euro”, “cento persone”)
qualità = uno o più caratteristiche (“Quella donna è molto bella”)
relazione = confronto tra proprietà di diversi enti… “Roma è più estesa di Salerno”
luogo = dove accade una determinata situazione o dov’è situato l’ ente: “Cesare arrivò in Gallia”, “L’auto è in garage”
tempo = il “quando”, la situazione temporale… “Colombo scoprì l’America nel 1492”
situazione = per descrivere uno stato di cose… Es. “L’alunno sta seduto”
l’avere = “ha le scarpe”, “ha un libro”
l’agire = l’azione che il soggetto svolge.
il giacere = l’azione che il soggetto subisce.
Per Aristotele la categoria fondamentale è la sostanza.
“E’ bianco”. Ma cosa? “Il foglio è bianco”. Ho bisogno di sapere prima l’oggetto del discorso e solo dopo possiamo pensare di dargli attributi o riferire ad esso altre possibili categorie.
Un esempio di “logica inversa” sono gli indovinelli. Per far capire di che cosa si sta parlando si forniscono degli indizi, ad esempio: dove posso trovare questa cosa, cosa può fare o non fare, alcune sue caratteristiche, ecc. In pratica non conosciamo “la sostanza” ma possiamo risalire ad essa riferendoci a delle determinate “categorie” che potrebbero richiamarla…
Ora, per necessità di sintesi, riporto qui di seguito uno schema cui ricorrevo spesso all'università e che attraversa i restanti concetti fondamentali della logica esposti nell'Organon aristotelico. Spero si riveli utile e o che assicuri perlomeno una più ordinata comprensione generale degli argomenti.
Sostanze prime
Sono gli enti dotati di una esistenza autonoma che vengono indicati con un nome proprio; sono le “cose” che percepiamo coi sensi; sono i soggetti, di cui le sostanze seconde esprimono l’essenza.
Sostanze seconde
Sono i predicati che appartengono alla categoria di sostanza e che hanno la funzione di esprimere il
che cos’è di un soggetto, la sua essenza, attribuendo ad esso un predicato – ossia una caratteristica – in un giudizio (= unione di soggetto e predicato).
Accidenti
Sono proprietà o concetti che rientrano nelle altre categorie (esclusa quindi la sostanza) e non hanno esistenza autonoma, sono inerenti alla sostanza che costituisce il loro sostrato (=la loro “base”) Sono definiti accidenti (=“ciò che accade alla sostanza”). Hanno la funzione di attribuire proprietà accidentali alle sostanze.
La dottrina dei predicabili
Altro modo di classificare i predicati in funzione del rapporto che li lega al soggetto.
Definizione
Esprime il che cos’è di un soggetto, la sua essenza:
genere prossimo + differenza specifica.
Soggetto e definizione sono equivalenti;
Esempio à “quadrato”: quadrilatero (genere prossimo cui appartiene il quadrato) avente i lati perpendicolari (differenza specifica che lo differenzia dagli altri quadrilateri).
Genere
E’ comprensivo del soggetto ma non vi corrisponde completamente essendo più esteso e comprendendo più specie.
Proprio
Lo si dice di un predicato che pur non costituendo l’essenza del soggetto è proprio di tutti gli individui (=nel senso di enti) facenti parte dell’estensione di quel soggetto (es.: capace di ridere per l’uomo).
La definizione e il giudizio costituiscono gli elementi di base della conoscenza scientifica in quanto spiegano come avviene l’individuazione dell’oggetto del conoscere e l’attribuzione ad esso delle sue caratteristiche.
Definizione
Definire un termine significa dunque indicare il suo genere prossimo e la sua differenza specifica
La logica delle proposizioni
Si è così passati dalla considerazione dei termini isolati a quella dei termini riuniti in una
Proposizione
Espressione verbale dell’attività del pensiero consistente nell’affermare o negare l’unione tra un soggetto e un predicato. I giudizi vengono classificati in base a diversi criteri
secondo la quantità, si possono avere giudizi
- universali: se concernono tutti i soggetti di un dato insieme;
- particolari: se concernono solo alcuni di essi;
Secondo la qualità possono essere
- affermativi: attribuiscono una proprietà a qualcosa;
- negativi: separano una proprietà da qualcosa.
La verità
- la verità di una proposizione è sempre funzione della combinazione dei termini in un giudizio.
- la verità è nel pensiero e nel discorso, non nella cosa
Definizione di verità
E’ vero congiungere ciò che è realmente congiunto e disgiungere ciò che è realmente disgiunto; falso il contrario.
La dottrina del sillogismo
Formulare proposizioni non significa ancora ragionare: il ragionamento nasce solo quando si congiungono tra loro proposizioni secondo precisi nessi in modo da ottenere un effetto di consequenzialità.
Sillogismo
E’ un discorso o ragionamento in cui poste talune cose (le premesse) segue necessariamente qualcos’altro (conclusione) per il semplice fatto che quelle sono state poste. Le principali caratteristiche del sillogismo sono le seguenti:
Proposizioni
- E’ formato da tre proposizioni: le prime due sono dette premessa maggiore e premessa minore
e fungono da antecedenti mentre la terza è la conclusione e funge da conseguente.
Termini
Nel sillogismo si hanno tre termini che vengono classificati a seconda della loro estensione.
Termine maggiore
Ha l’estensione maggiore e si trova nella premessa maggiore: “Tutti gli animali sono mortali”
Termine minore
Ha l’estensione minore e si trova nella premessa minore: “Tutti gli uomini sono animali”.
La finalità del sillogismo
E’ dimostrare che il termine maggiore e quello minore sono tra loro necessariamente congiunti.
Termine medio
Si trova in entrambe le premesse e non compare nella conclusione, funge da elemento di connessione tra gli altri due termini, negli esempi riportati è:
animale: risulta evidente che animale è incluso in mortale e uomo è incluso in animale, quindi uomo è anche incluso in mortale ed allora si arriva necessariamente alla conclusione che “ogni uomo è mortale”. In altre parole il sillogismo si fonda sulla transitività.
Il problema delle premesse
Validità formale e verità non sono la stessa cosa, la scienza è fondata su sillogismi che devono essere validi ma anche veri. IL sillogismo dimostrativo o scientifico risponde a tali requisiti. Ma come è possibile ottenere le premesse vere?
Assiomi: le premesse vere sono gli assiomi, quelle verità evidenti in modo intuitivo.
esempio: “Per un punto passa un numero infinito di rette”.
I limiti degli assiomi
Tali principi sono troppo generali e quindi insufficienti per spiegare la causa delle verità particolari. occorrono dunque altri principi capaci di spiegare gli oggetti propri di ciascuna singola scienza.
Induzione e deduzione
Un ragionamento induttivo muove dal particolare all’universale, mentre quello deduttivo – proprio del sillogismo dimostrativo, tipico della scienza – fa il procedimento inverso.
Intuizione intellettuale
O si ha un regresso all'infinito, o si deve ammettere che l'intelletto sia capace di apprendere in modo intuitivo l'essenza delle cose a partire dall'osservazione.
Scienza
E’ la conoscenza delle essenze degli enti.
...
Concludendo, confermo quanto detto nell'incipit del post precedente... Spiegare Aristotele (come altri filosofi molto vasti e influenti) non è mai facile, ma questo non deve essere un alibi... né per un docente, che deve sempre trovare un modo efficace per trasmettere conoscenze, né per lo studente (o per il semplice appassionato di filosofia) che non deve ripararsi dietro una sua presunta incapacità di apprendere, ma farsi guidare dalla sua stessa intima curiosità, qualità imprescindibile per ampliare le proprie potenzialità di apprendimento.
Francesco Macaluso